Il Duomo di Spoleto e la Rocca Albornoziana

Il Duomo di Spoleto è uno dei monumenti più importanti della cittadina umbra, oltre che chiesa madre dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia. Consacrato nel 1198, fu costruito a partire dal 1151, sui resti di un edificio pre-esistente, ma i lavori si prolungarono per circa tre quarti di secolo, concludendosi solo nel 1227. Dal punto di vista artistico, meritano di essere menzionate le Storie della Vergine, un ciclo di affreschi realizzato da Filippo Lippi tra il 1467 e il 1469.

Il portico della facciata fu aggiunto pochi anni più tardi, nel 1491: a portarlo a termine fu Antonio Barocci, che decise di puntare su un elemento con cinque arcate. Il Duomo di Spoleto oggi presenta un mix di stili differenti: se la cattedrale di Santa Maria Assunta in origine fu costruita con uno stile romanico, tra il Seicento e il Settecento furono messi a punto dei rifacimenti in stile barocco, anche per iniziativa di Maffeo Barberini, che una volta diventato arcivescovo di Spoleto decise di cambiare l’aspetto dell’edificio: in seguito sarebbe stato nominato papa (Urbano VIII), e a quel punto nessuno si sarebbe più potuto opporre alle sue intenzioni.

Sono molteplici le cappelle annesse alla cattedrale, tra le quali la Cappella del Crocifisso, collocata nella navata laterale destra, con il Crocifisso di Alberto Sotio risalente al 1187. A sinistra, invece, c’è un Armadio delle reliquie intagliato da Giovanni Andrea di Ser Moscato, che dà il nome alla Cappella delle Reliquie. Da non perdere anche gli affreschi di Jacopo Siculo nella Cappella dell’Assunta, con la tela della Madonna assunta venerata dal vescovo Eroli.

Collocata in cima al colle Sant’Elia, la Rocca Albornoziana domina la città di Spoleto e rappresenta il baluardo più importante dell’intero sistema di fortificazioni che fu costruito per volere di papa Innocenzo VI, intenzionato in questo modo a manifestare l’autorità della Chiesa nell’Italia centrale e a renderla più forte dal punto di vista militare, in un momento in cui la sede pontificia si apprestava a fare ritorno a Roma dopo essere rimasta ad Avignone per circa 70 anni.

Il nome della rocca deriva da quello di Egidio Albornoz, il cardinale spagnolo che ebbe il compito di presiedere i lavori svoltisi tra il 1363 e il 1367. Il progetto fu affidato a Matteo Gattaponi, architetto di Gubbio che ebbe il merito di dare vita a una costruzione che non era solo una fortezza imponente, ma anche una residenza elegante, non a caso utilizzata per accogliere numerosi ospiti. Il Cortile delle armi e il Cortile d’onore sono i due spazi che definiscono la struttura del perimetro: i cortili sono collegati l’uno con l’altro con un fornice la cui volta presenta la raffigurazione dello stemma di papa Gregorio XIII.

Nel 2007 la Rocca Albornoziana è stata scelta per ospitare il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto; la struttura, in ogni caso, accoglie anche la Scuola europea di conservazione e restauro del libro antico. Per quasi due secoli, la fortezza è stata sfruttata come carcere: usata come prigione a partire dal 1917, ha mantenuto tale funzione fino al 1982.